Donare il 5×1000 a Peter Pan. La testimonianza di Fernando, uno dei volontari nella Grande Casa.
Sono Fernando, i miei 73 anni sono quasi in arrivo, e sono volontario in Peter Pan dal 2013. Ho svolto prevalentemente il ruolo di Mastro Geppetto, una equipe che svolge i lavori di manutenzione nella Grande Casa, ma quando mi è stato chiesto ho dato la mia collaborazione anche per altre attività.
Una volta libero dalla mia attività professionale, sono approdato in associazione perché sentivo la necessità di uscire dal recinto del proprio io e spesso dal proprio egoismo.
Non voglio annoiarvi con la mia storia personale e mi preme soprattutto condividere alcune riflessioni sulla nostra associazione e su quanto è importante contribuire anche economicamente al suo sostegno. Tutte le realtà che richiedono il cinque per mille sono degne di rispetto e di plauso per quanto fanno, ma ci sono delle specificità di Peter Pan come che a mio parere ne fanno aumentare la valenza. L’apprezzamento diffuso nel territorio, la serietà di gestione, la riconoscenza degli ospiti. Ma la prima cosa degna di nota è che la sua missione è dedicata esclusivamente ai bambini.
Loro sono il nostro futuro, il futuro della società. Il fatto che quelli ospiti di Peter Pan abbiano problemi di salute rafforza ancora di più questa idea e ci impegna a mettere in campo tutto le energie possibili per portarli ad essere parte integrante di esso.
L’attenzione verso di loro è prima di tutto un atto di profonda giustizia oltre che di civiltà. L’aspetto morale inoltre ha il suo grande spazio e basta girare un po’ per l’associazione per rendersi conto che il pietismo non c’entra. Quello che traspare nell’aria che tira tra i volontari è la consapevolezza di un piccolo ma importante senso del dovere.
Scegliere Peter Pan per il cinque per mille significa proprio scegliere, tra tante situazioni altrettanto meritorie, la serietà dell’associazione, la sua storia, la sua trasparenza. Non è da escludere anche la sua imperfezione in cui spesso trova lo stimolo per migliorarsi e per essere all’altezza di quella bella cosa che si chiama solidarietà.