Si guarda con interesse a modelli di assistenza del Nord Europa
Germania e Olanda rappresentano i due esempi più significativi della riorganizzazione nel campo dell’oncoematologia pediatrica. In Germania, sulla base di una direttiva nazionale del 2006 (entrata in vigore un anno dopo), bambini e adolescenti con malattie ematologiche oncologiche sono curati in ospedali secondo standard di qualità vincolanti verificati ogni anno. «Questa normativa ha leggermente ridotto il numero di Centri – spiega Martin Schrappe, responsabile dell’International BFM Study Group su leucemie e linfomi e direttore della Pediatria all’ospedale universitario di Kiel -, che resta comunque alto, con circa 50 Centri a livello nazionale. La stessa direttiva obbliga tutti i Centri a iscrivere i loro pazienti in registri e studi clinici. Ai pazienti è dunque garantito il miglior livello di cura possibile».
In Olanda, dove le dimensioni territoriali lo consentono, le associazioni dei familiari e gli specialisti dell’oncoematologia stanno portando avanti il progetto di un unico Centro nazionale, che entro il 2016 sostituirà gli attuali sette. Il “Princess Máxima Center for Pediatric Oncology” sarà un concentrato di tutto il meglio che si può offrire dal punto di vista delle terapie e della ricerca. Sorgerà nel campus scientifico di Utrecht, accanto al “Wilhelmina Children’s Hospital”. Dotato di 80 posti letto , più 40 in day hospital, sarà organizzato in dipartimenti per tipologia di tumore con percorsi completi all’interno di ogni singolo dipartimento. Le stanze di degenza saranno dotate di una camera attigua per la permanenza dei genitori. La parte meno complessa delle terapie sarà eseguita in poliambulatori disseminati per il Paese, sotto la supervisione del Centro di Utrecht. Così i bambini viaggeranno solo per i problemi che necessitino di un’assistenza specialistica elevata.
«La concentrazione di cure e ricerca in un unico Centro nazionale – dicono gli oncoematologi Huib Caron e Ron Pieters – ci permetterà di trovare nuove e migliori opportunità di strategie di trattamento, per massimizzare la conoscenza e l’esperienza sui tipi di cancro, di integrare la ricerca e la cura, di educare nuovi talenti in oncologia e di fare sì che tutti i pazienti traggano beneficio da tutti i nuovi sviluppi». L’obbiettivo è di aumentare la percentuale di sopravvivenza dei malati dall’attuale 75% a oltre il 90% entro il 2025. Non solo: il nuovo Centro ambisce a diventare uno dei primi cinque istituti di ricerca nell’oncoematologia pediatrica a livello mondiale.