Una struttura in grado di offrire un trattamento d’avanguardia nella cura dei tumori
di Chiara Santomiero
Un autentico gioiello della sanità, realizzato interamente con denaro pubblico per offrire ai pazienti cure avanzate: accade anche in Italia, a Trento, dove presto sarà operativo il primo Centro di protonterapia del nostro Paese. Una struttura all’avanguardia nella cura delle neoplasie come spiega ad Aleteia il primario dell’unità terapeutica di protonterapia, Maurizio Amichetti.
Cos’è la protonterapia?
Amichetti: Si caratterizza come un trattamento oncologico con radiazioni, nel caso specifico con l’uso di particelle cariche che sono i protoni e sono diverse dalla normale radioterapia che viene fatta convenzionalmente utilizzando fotoni. Questa terapia, grazie alle caratteristiche fisiche di estrema precisione, consente di colpire in modo selettivo il tumore in modo da risparmiare gli organi vitali circostanti. Si caratterizza, cioè, per essere una radioterapia di grande precisione, capace di elevata conformazione dei tessuti e di risparmio dei tessuti sani. E’ particolarmente efficace per curare tumori radiosensibili e diverse neoplasie infantili.
Si tratta, quindi, di una procedura di avanguardia e il vostro Centro è uno dei pochi del genere in Europa: è così?
Amichetti: Ce ne sono 5 in Europa che producono protoni. Alcuni sono centri di ricerca o di fisica nucleare, altri sono deputati oltre alla ricerca, anche al trattamento clinico dei pazienti, così come avviene a Trento. La nostra, però, è una delle poche strutture al mondo che è all’interno di un ospedale pubblico, al di fuori da strutture di ricerca o private.
Quando sarà operativo il Centro?
Amichetti: Attualmente ci sono delle difficoltà di carattere organizzativo e burocratico che rallentano l’apertura, ma contiamo di assistere i primi pazienti entro l’estate. Quando saremo a regime, nel giro di un anno e mezzo o due, avremo una capacità di trattamento di circa 800 pazienti.
Questo trattamento verrà inserito nei Livelli minimi di assistenza garantiti dal Servizio sanitario nazionale?
Amichetti: La richiesta è stata portata all’attenzione del Ministero della salute che però non ha ancora messo a punto la pratica. L’inserimento nei Lea faciliterebbe senz’altro la possibilità di ricorrere a questo trattamento anche da fuori regione.
Tutto questo viene realizzato nell’ambito di un servizio pubblico: è un ulteriore motivo di orgoglio?
Amichetti: Il Centro di protonterapia è stato voluto dalla Provincia autonoma di Trento con un investimento di 104 milioni di euro sostenuto attraverso l’utilizzo di denaro interamente pubblico. Quest’anno la struttura è stata inserita all’interno del complesso dell’Azienda sanitaria provinciale e dell’ospedale di Trento: ha quindi le stesse caratteristiche – sia pure con una complessità tecnologica molto superiore – di qualsiasi altra unità operativa dell’azienda a dimostrare come anche l’attività pubblica possa offrire strutture di avanguardia e di eccellenza.