ORLANDO – Una camminata veloce, un po’ di jogging o nuoto, qualche ora di ginnastica. E lo sport si conferma il ‘migliore amico delle donne’, ma non solo per la linea: l’attivita’ fisica regolare riduce infatti del 20% il rischio di sviluppare il cancro al seno. Una buona notizia che arriva da vari studi presentati al Congresso della Societa’ Americana di oncologia clinica (Asco), in corso ad Orlando. Studi e rilevazioni che non lasciano dubbi: lo sport, rispetto al tumore ‘killer’ delle donne, puo’ rappresentare un vero e proprio ‘salvavita’. E non serve esagerare: basta fare movimento per 3-5 ore a settimana. Effetti benefici che non finiscono qui: l’attivita’ fisica, infatti, si rivela fondamentale anche per le donne gia’ colpite da tale neoplasia. Perche? In pratica, affermano gli oncologi, il movimento ha lo stesso impatto di una terapia: fatto regolarmente per alcune ore settimanali, arriva a dimezzare il rischio di mortalita’ per il tumore della mammella. Eppure, ne’ i medici ne’ le donne stesse sono in molti casi consapevoli di tutto cio. A puntare i riflettori su sport e cancro e’ Pierfranco Conte, direttore del Dipartimento di oncologia dell’Universita’ di Modena e Reggio Emilia: ”L’attivita’ fisica – spiega – e’ una delle piu’ efficaci armi di prevenzione sia del tumore che delle sue recidive. E questo vale per il seno ma anche per altre neoplasie come il cancro al colon”. E se le donne che praticano regolarmente sport riducono del 20% il rischio di sviluppare tumore al seno, sottolinea Conte, ”questo effetto e’ piu’ evidente dopo la menopausa, quando ogni ora settimanale di attivita’ fisica abbassa il rischio del 6%”. Ed anche le donne gia’ malate possono trarne benefici: ”3-5 ore di attivita’ aerobica ogni 7 giorni – avverte l’oncologo – dimezzano il rischio di morte per questo tumore”. Quanto al rischio di recidive, gli studi hanno evidenziato l’efficacia dell’attivita’ fisica al fine di prevenirle: un effetto pari a quello delle terapie oggi piu’ utilizzate a questo scopo ma senza, sottolineano gli specialisti, i costi ed i disturbi collaterali connessi. Se sull’efficacia ‘anti-tumore’ dell’attivita’ fisica non c’e’ piu’ alcun dubbio, dall’Asco emerge pero’ la necessita’ di sensibilizzare medici e oncologi su tale tema. Purtroppo, afferma Conte, ”gli specialisti, anche italiani, sono ancora poco consapevoli della rilevanza dell’attivita’ fisica e dedicano troppa poca attenzione ai riflessi degli stili di vita ai fini della prevenzione ma anche come adiuvanti della terapia”. Per questo, proprio agli stili di vita l’Asco ha dedicato varie sessione di lavoro. E un dato preoccupa gli esperti: sono ancora poche le donne che, dopo un cancro, decidono di assumere stili di vita migliori (a partire ad dall’attivita’ fisica), mentre maggiore attenzione si rileva tra le donne a rischio di malattia. In particolare, uno studio dell’Universita’ di Chicago ha dimostrato che il 48% delle donne a rischio di sviluppare un tumore per fattori genetici ha modificato il proprio stile di vita facendo sport (83%) e adottando abitudini piu’ salutari, anche se raramente se ne parla con il proprio medico. Ma un’altra ricerca della Jackson Foundation in California ha invece evidenziato dati poco rassicuranti tra le donne che hanno gia’ vissuto l’esperienza del cancro. L’unica modifica dello stile di vita adottata risulta l’aumento della frequenza dell’autopalpazione al seno (dal 61% al 72% ad un anno dalla diagnosi). Si tratta, ha concluso Conte, di ”dati sconfortanti rispetto ai quali bisogna cercare un’inversione di tendenza”. Il messaggio e’ chiaro: si’ ai farmaci, ma gli stili di vita – anche per il temuto cancro al seno – fanno in molti casi la differenza. (inviata M.Correra)
Dicembre 2024
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