ROMA? – ”Quello che si e’ osservato per un certo numero di anni nei bambini di quell’area e’ un incremento di casi di leucemia e, quello che si vedra’ ancora per parecchi anni e’ anche un aumento del rischio di neoplasie della tiroide”. Il professor Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Oncoematologia dell’Ospedale Bambino Gesu’ di Roma, ricorda gli effetti nel tempo della piu’ grande catastrofe nucleare civile della storia, l’esplosione del reattore numero 4 della centrale situata nella cittadina ucraina di Cernobyl, 120 chilometri dalla capitale Kiev, avvenuta il 26 aprile 2006, 24 anni fa. I fotogrammi della tragedia rimandano alle storie di coloro che morirono per gli effetti immediati dello scoppio, a quanti, delle squadre di ”ripulitura”, sono morti in seguito alle radiazioni che li hanno colpiti, ai bambini con la calvizie provocata dalla chemioterapia. Ma Locatelli sottolinea che molte persone subiranno le conseguenze dell’irradiamento anche negli anni futuri:”In realta’ – prosegue – i tumori della tiroide andranno a manifestarsi soprattutto in soggetti che erano in eta’ pediatrica al momento dell’esplosione ma che poi svilupperanno questo tipo di neoplasie una volta diventati adulti. In altri termini la popolazione pediatrica ha pagato un prezzo non solo sul breve termine ma anche, in maniera prospettica, nel tempo. Per le neoplasie della tiroide, infatti, il tempo di latenza e’ anche di diversi anni, dell’ordine di decenni, 20-30 anni. Per cui bambini che avevano 10 anni al momento dell’esplosione, da adulti sviluppano poi quel tipo di tumore”. Se gli effetti sui soggetti contaminati sono destinati a farsi ancora sentire, un segnale confortante arriva invece dalla situazione attuale della popolazione ucraina. ”In questo momento – conclude Locatelli – non abbiamo piu’ bambini di quell’area in cura al Bambino Gesu’. Ne abbiamo visti piu’ o meno fino alla meta’ degli anni Novanta. Poi si e’ decisamente ridotto il numero dei pazienti che venivano in Italia per farsi curare”. Secondo l’Oms, che il 23 aprile 2006 rese pubblico il rapporto ‘Effetti sulla salute dell’incidente di Chernobyl e programmi speciali di assistenza sanitaria’, la piu’ completa relazione sulle conseguenze sanitarie della tragedia, la stima dei casi di tumore alla tiroide nei bambini e adolescenti di allora arriva ad oggi a 5 mila casi diagnosticati, ma e’ probabile che si arrivi a 9 mila contando altri tipi di cancro e non solo in coloro che al momento della tragedia erano bambini, ma anche in chi partecipo’ appunto alle operazioni di decontaminazione. Nel 2008 altri studi dissero che almeno mezzo milione di persone sono morte a causa della nube radioattiva che contamino’ larga parte dell’Europa.
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