BOLOGNA – E’ spesso una questione di vita o di morte, una corsa contro il tempo. Wilmo Ferri, dipendente della Camera di Lavoro di via Marconi, c’è ormai abituato e col suo furgone rosso, certo più accogliente di una ambulanza, è pronto a partire ad ogni ora del giorno e della notte per andare all’aeroporto militare di Pisa o a Malpensa o a Fiumicino. Wilmo è uno dei volontari di Cosmohelp, l’onlus di Faenza che dal 2003 ha organizzato almeno trecento missioni della speranza dalle zone di guerra all’Italia, e soprattutto a Bologna: qui, in sette anni, sono stati operati e curati almeno 150 bambini portati coi C130 dell’Aeronautica o altri voli umanitari. Bambini che vengono dall’Afghanistan, dalla Bosnia, dal Kossovo, dal Libano. Non sono bambini feriti dalle bombe, sono malati gravissimi di cuore o di tumori, in particolare osteosarcomi e leucemie. La mente di tutto questo è Domenico Merendi, che a Faenza organizza a ritmo frenetico feste e iniziative per finanziare la sua associazione. Non passa mese che non ci sia un articolo sui giornali locali per un piccolo straniero da salvare: “La Regione paga i ricoveri, noi il resto, viaggi compresi, se necessario, quando non ci possono aiutare i militari. Ospitiamo i bambini e le famiglie a casa dei soci, paghiamo il resto. Su trecento casi, solo un bambino è deceduto, gli altri li abbiamo salvati”. A Bologna i punti di riferimento di Cosmohelp – che porta i bambini anche in Liguria, Toscana, Lombardia e in altri ospedali dell’Emilia – sono soprattutto la Cardiochirurgia infantile del Sant’Orsola, diretta dal professor Domenico Gargiulo, il cardiologo Fernando Maria Picchio e, per le patologie tumorali, l’Oncoematologia pediatrica del professor Andrea Pession. Ma ci sono casi in cui intervengono l’ospedale Maggiore o il Rizzoli o la neurochirurgia del Bellaria: insomma, uno sforzo umanitario comune di tutta la sanità bolognese. Proprio nel reparto di Pession è stata operata, tra gli altri, Nazifa, una bambina afghana di sette anni, che dovrà di nuovo essere operata fra pochi giorni per il morbo di Hodgkin. “Questa bambina ci era stata segnalata dal capo della Protezione civile della Bassa Romagna, che è in contatto con il comando italiano a Herat. Quando è arrivata a Pisa con un C130 pesava solo 12 chili. Adesso è ospite a Brisighella di un nostro socio, sta con il padre, ma vuole la madre, che arriverà dall’Afghanistan. C’è un piccolo problema: il padre è preoccupato perché ha paura che la moglie venga ripresa o fotografata”. Merendi ricorda ancora il caso di Adin che aveva solo due mesi quando venne operato dall’équipe di Gargiulo: “Era ricoverato in fin di vita all’ospedale di Sarajevo. Ce lo segnalò l’associazione Tuzlanka Amika di Tuzla, quella per la quale lavora anche Wilmo. Noi partimmo in aereo alle otto e mezzo di sera dall’Italia e a mezzanotte Adin era già al Sant’Orsola pronto per l’intervento. Nessuno avrebbe scommesso sulla sua vita, ora sta bene”. Al Rizzoli sono stati amputati alla gamba due bambini kossovari, Edon e Islam di 10 anni, “con un tumore che forse è stato provocato dall’uranio impoverito”, dice Merendi. “Le loro protesi costruite all’Inail di Vigorso di Budrio le abbiamo pagate noi con i soldi dell’associazione”. Di Islam, che è rimasto un anno ospite all’Ageop, si ricorderà per sempre Wilmo: “Sono andato a prenderlo a Fiumicino il giorno di Ferragosto dell’anno scorso, l’ho riportato una settimana fa a Verona dove è salito su un aereo militare per tornare in Kossovo. Oltre alla gamba, aveva anche la leucemia, sei mesi fa un fratello gli ha donato il midollo. Prima di salire sull’aereo mi ha detto: “Io e te saremo sempre amici”. A ricordare il suo sorriso, ho pianto per tutto il viaggio di ritorno da Verona a Bologna”. Merendi, che sta ora trattando anche l’arrivo di due bambini gravemente malati di cuore di Gaza, è po’ preoccupato: “Non vorrei che con questa aria di tagli la Regione fosse costretta a ridurre i finanziamenti per queste operazioni umanitarie. Sarebbe davvero una grave perdita”. L’8 settembre a Faenza, Cosmohelp organizza un convegno sui casi dei bambini cardiopatici stranieri. di LUIGI SPEZIA
Dicembre 2024
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