E ricordo i mattini in cui mi alzavo prestissimo, all’alba. Mio padre studiava, leggeva, scriveva a quell’ora inusitata. Desideravo fargli compagnia, perché non si sentisse troppo solo. Ma, sopra ogni cosa, ero affascinata dall’intensità del suo volto, dall’espressione assorta dei suoi occhi che si levavano dalle pagine di tanto in tanto, intelligenti, ispirati, visionari, e mi rivelavano l’ardente bellezza di una ricerca che anch’io volevo sperimentare… Che fosse estate o inverno, che avesse preoccupazioni o speranze, dolori o contentezze, immancabilmente, ritrovavo il mio papà al tavolo del nostro soggiorno, all’aurora. Ero solo una bambina, tuttavia intuivo che da quei momenti traeva la forza con cui ha sempre camminato la vita, nonostante tutto. Così mi arrampicavo su una sedia più grande di me, i piedi che non toccavano terra, e mi mettevo a disegnare, a colorare, a scrivere, con i miei amati pastelli a cera e la mia buffa grafia a zampe di gallina… Mi sembrava che il nero delle mie paure, dei mostri, diventasse meno nero, le mie tristezze meno tristi, i miei incanti più incantevoli… Mi pareva di comprendere meglio quello che sentivo, dandogli una forma: di leone, di elefante, di pioggia, di farfalla, di fiore, di stella… Alzavo lo sguardo e vedevo la nebbia che lentamente si diradava… La luce sorgeva dal buio della notte, tenue, delicata, chiarissima, eppure improvvisa, radiosa, potente…. Rimanevo sempre stupita, felice, come se fosse la prima volta, e sorridevo, ridevo… Da allora non ho mai smesso di scrivere e, scrivendo, ho scalato montagne che sembravano invalicabili e, arrivata in cima, dopo tanta fatica, ho scoperto orizzonti nuovi e terre e cieli che non avrei mai immaginato. Mi ha aiutato nei momenti duri. Mi ha fatto trovare pozzi nel deserto. Mi ha regalato sollievo. Dare forma alla sofferenza significa farla tornare a essere parte di un tutto immensamente immenso di cui fanno parte anche l’amore, la speranza, il coraggio, la solidarietà, la ricerca, la gioia, il sogno… Ai quali è giusto “rendere onore”, cantando le loro meraviglie.
Questa prefazione spiega la ragione per cui quest’anno, invece di trascrivere le interviste che gli artisti di Merry Christmas hanno gentilmente concesso ai piccoli giornalisti di Peter Pan, ho pensato di donare a tutti noi le parole e i disegni che i nostri bambini, le nostre mamme e zie hanno buttato giù in uno straordinario Laboratorio di Scrittura, improvvisato lì per lì, tra un tè alla pesca e le canzoni dello Zecchino d’Oro, con contagioso entusiasmo e Poesia altissima. Dovevamo solo preparare le domande per le interviste, ispirate al tema della crescita, e invece…
Mia compagna di avventura è stata Laura Marroni, volontaria sensibile e sapiente, che si definisce ironicamente "la mia segretaria, il mio braccio", ma è stata assolutamente indispensabile, insieme a alcuni eccezionali Wendy. Uscendo dalla Seconda Stella, dopo il primo dei quattro Laboratori, emozionate per la stupenda esperienza che avevamo vissuto, Laura e io ci siamo guardate e abbiamo sorriso e riso e sorriso e riso ancora… Lei sembrava una bambina… Chissà se anch’io sembravo una bambina… Ora la chiamo e glielo chiedo.
Parole e disegni ispirati al tema della crescita
I pensieri sono stati trascritti cercando di rispettare lo sforzo dei nostri ospiti stranieri di esprimersi in una lingua che non è la propria.
La forza della donna in me
Un tempo, usavo ridere con il mio cuore
ma ora rido con i miei denti.
Sto parlando della donna forte!
Lei lava i piatti,
pulisce la casa,
nutre i bambini,
la donna forte!
Il suo bambino è malato,
un altro nella pancia
ma lei è ancora in piedi
la donna forte!
Dieci mesi,
lontano dai suoi piccoli,
lei ride con i suoi denti
ma il suo cuore piange
ooh, che donna!
Questo è il poema della storia della mia vita.
Qualche volta nella vita noi dobbiamo imparare
a ridere con i nostri denti
anche quando i nostri cuori sono rotti.
Ci fa forti, sì!
Io sono cresciuta per essere una donna forte!
Bea
Oggi ho 16 anni… Ognuno di cuesti è stato un anno pieno di bellissime avventure con la mia familia, amici e anche con la mia malattia. Oggi sono cuasi 8 anni che sono ammalata, in questo tempo ho conosciuto molte persone e molti bambini che sono ammalati come me, questo mi ha obbligato a crescere molto velocemente però nel Peter Pan ho conosciuto bambini que soffrivano molto più di me; e mi sono accorta che essere cresciuta in questa maniera mi a dato la opportunità di capire e ajutare molte persone che avevano bisogno. Li ajuto facendo cuesti 8 anni i più belli della mia vita…
Arianna
Per me la crescita è imparare dalle esperienze vissute. Ogni persona ha il suo concetto della crescita morale. Io penso que crescere è camminare per il percorso della vita piena di ostacoli, per ogni persona diversi, che ti formano come persona.
Eleonora
Quando Dio mi ha fatto questa prova, con la malattia della mia filia, io ero molto arabbiata con lui, però mia filia mi diceva: "Mamma, Dio è buono. Lui mi salverà". Ascoltando le parole de mi filia, giorno dopo giorno, mi avvicinava a lui. E Dio mi mostrava il suo amor. Con le persone che c’erano intorno a me e mi davano forza. E lui sempre, in tutto questo, mi metteva contro il muro ma invece mi apriva il cammino e ascoltava le mie preghiere. Per esempio ho ascoltado che Dio utilizza le persone nella terra come suoi angeli. Questo per me è Peter Pan con tutti i volontari. Tutti lo fate dal cuore. Grazie
Gina
Quando il baco cresce diventa grande
e è una bellissima farfalla
Quando il seme cresce diventa un fiore colorato
L’uovo diventa un uccellino e vola nel cielo azzurro
Sindi
Soltanto dopo essere scesi negli abissi del dolore riusciamo a comprendere le complessità che essere umani comporta, a provare compassione per tutte le creature che soffrono, a rendere onore al coraggio e a donare comprensione, gentilezza e compagnia a coloro che ne hanno bisogno. Dove c’è dolore, dove c’è sofferenza, là nasce la tenera benevolenza.
Elisabetta
Quando ero piccola sognavo di avere una grande casa e viaggiare per tutto il mondo, mentre crescevo i miei sogni sono cresciuti, studiavo, lavoravo. Quando vedevo che la mia casa si tornava più piccola mi sentivo molto triste però quello più importante era l’amore di papà e mama e dei miei fratelli. Quando avevo 20 anni ho avuto il mio primo figlio e dopo ho avuto il secondo. Loro sono la cosa più bella che mi a dato Dio, anche se non ha esaudito i miei sogni. Adesso che sono qui in Peter Pan mi sento molto felice, mi sento come in casa e vorrei che tutta la mia familia fosse qui.
Mariela
La stellina sta su in cielo e brilla molto
Bianca
Per me la parola "crescere" è una parola difficile da accettare, perché io ho dovuto crescere prematuramente a giovane età per la malattia di mio padre, affrontando la vita e lottare ogni giorno. Poi ho dovuto crescere con la malattia di mia figlia. Prima ero io, e lei, eravamo noi, invece quando sono stata per 6 mesi nella Peter Pan mi sono resa conto che non ero la sola, che non ero solo io ma che c’erano altri bambini e altre mamme che come me soffrivano. Vedere le altre mamme, le loro sofferenze, ho capito che un sorriso, un ascoltare, dava una speranza, un piccolo sollievo a un’altra persona.
Giocare con i bambini e vivere con le loro sofferenze hanno fatto y miei dolori più lievi e ho imparato in cuesta crescita che un dolore non è solo se lo si condivide, che intorno a me c’è un mondo, e che stando con i volontari le paure diventano più piccole. Non so che succederà domani, oggi mia figlia sorride, vive, colora, e tutto grazie a Peter Pan.
Rossella
Quando ero piccolo ero tranquillo, quando crescevo diventavo un po’ peste.
Leonardo
Quando nascono i nostri bambini, aspettiamo in ansia la loro crescita. E insieme con loro cresciamo anche noi. Quando in mezzo di questa crescita arrivano i problemi di salute, a questo punto arrivano le sofferenze che fanno diventare più maturo, e ti chiariscono le idee su che cercare nella vita.
Speranza
Da piccolo avevi paura del buio?
E avevi paura dei Mostri e adesso hai ancora paura?
Te capita di vedere una stella cadente?
Cuando vai a dormire cosa pensi?
Da bambino facevi arrabiare la mamma e ancora fai arrabiare la gente?
Che volevi fare da grande, adesso ti piace quello che fai?
Credi in Dio?
Che pensi della tua vita?
Quale tesoro cerchi?
Karolae
Io sono mamma di 2 splendidi figli, eravamo una famiglia felice con tanti progetti da realizzare. Ad un certo punto nella nostra famiglia c’è stato un grande cambiamento con la scoperta della malattia. All’inizio ero sconvolta e pensavo di vivere un incubo, pensavo di risvegliarmi dopo un lungo sonno e qualcuno mi avrebbe detto: non è successo nulla, invece siamo ancora qui. Vedo tutto con occhio diverso, apprezzo tutto, anche le cose che prima non vedevo proprio. Spiegare quello che prova una mamma, non si può descrivere. Si spegne qualcosa dentro, ti senti arrabbiato, ti chiedi cosa devi pagare. La mamma è quella persona con la ferita più grande, invece nello stesso tempo devi essere quella che consola il resto della famiglia, dimostrando che nulla è cambiato. Preghi, piangi, sorridi senza perdere mai la speranza di una bellissima guarigione.
Daria