Sento di essere davanti ad un bivio, è vero,
ma sui cartelli che dovrebbero indicarmi la direzione da prendere
non c’è scritto niente.
Tra le esperienze di vita più significative e rappresentative della nostra crescita, vi è senz’altro quella della maternità.
Una nuova prova che disorienta, sconvolge, emoziona, intimorisce.
Soprattutto in un’epoca come la nostra, in cui “mamme” si diventa sempre più tardi – per i più svariati motivi, più o meno giusti o giustificati – la presa di coscienza e la presa in carico di un altro essere umano su sé stessi, costituisce uno dei momenti più intensi e impegnativi della nostra esistenza. E’ il momento in cui occorre “mettersi da parte” per fare e dare spazio all’”altro”, ad “un al-tro”. E questo, senz’altro, impone di possedere o di acquisire, laddove ancora non la si abbia sviluppata, una buona dose di maturità. E’, quindi, il momento di crescere…
Mamma senza paracadute è un romanzo sulla maternità, la cronaca di un viaggio che comincia con l’annunciazione di una gravidanza inattesa, che passa attraverso il disorientamento di vivere in funzione di un altro essere e si conclude quando il processo di accettazione dell’identità materna è completato. Laura ha una vita piena di impegni quando scopre di essere incinta. Decide di sfruttare il periodo di attesa per mettersi in ascolto di quello che succede dentro e fuori di lei arrivando fino ad esprimere un pensiero, a mio avviso, rappresentativo di una grande e concreta evoluzione personale: “una vita che arriva è il miglior antidoto contro questa dilagante ubriacatura collettiva di virtualità insensata.” L’autrice propone una nuova figura di madre, quella per cui un figlio non è più un ostacolo alla libertà femminile, non rappresenta solo un arricchimento affettivo, un istinto di riproduzione, ma è una tappa della propria crescita mentale ed esistenziale.