Nel libro “Diario dei giorni sospesi” Maria Delia Picuno parla della malattia del figlio. Il ragazzo, ora maggiorenne,
spiega ad HuffPost cosa ha appreso dall’esperienza
Silvia Renda
Nel 2012 Leoluca Stanzione aveva 14 anni, giocava a calcio e viveva a Taranto una vita normale. Un giorno, senza un vero
preavviso, gli aghi, gli ospedali e le analisi sono diventate la sua nuova routine, la nuova normalità. È stato in
quell’anno che i medici hanno diagnosticato al ragazzo un sarcoma al polpaccio, dando il via a una fase della sua vita che
si sarebbe svolta per lo più a Bologna, dove le cure gli hanno permesso 5 anni più tardi di ripensare a quel periodo, a
quei “giorni sospesi”, come a un’esperienza che lo ha fatto rinascere e diventare più forte.
“Una sera di febbraio i dolori al polpaccio erano così forti da non farmi dormire”, ha raccontato Leoluca, ora maggiorenne, all’HuffPost, “La mattina seguente siamo andati al Pronto Soccorso, lì mi hanno detto che si trattava di un semplice ematoma. Per una settimana sono rimasto a casa con la gamba fasciata, ma i dolori non passavano, così i medici decisero di effettuare un’operazione di rimozione. Il giorno dell’operazione è stata l’ecografista a segnalare ai dottori che secondo
lei non si trattava di un ematoma, quindi non era il caso di operare”.
DIARIO DEI GIORNI SOSPESI/COPERTINA
Da quel momento comincia il viaggio di Leoluca e della sua famiglia verso Bologna, alla ricerca di risposte, che sono arrivate dopo circa un mese e una biopsia: sarcoma di Kaposi delle parti molli. L’iter da seguire era quello prevedibile: chemioterapia, operazione, ancora chemioterapia e radioterapia. Sono stati i genitori a dirlo al figlio, a caricarsi forse
più di lui di un peso, di una paura, che non sembrava giusto rilasciare sulle spalle di un ragazzo.”Fino alla fine della cura, da inconsapevole, ho iniziato a vivere tutto come se fosse una routine: le analisi ogni giorno, il catetere, le punture per la circolazione perché non potevo camminare”, ricorda lui, “I miei genitori, invece, pensavano
che da un momento all’altro avrebbero potuto perdermi per colpa di questo male. Per loro sono stati giorni sospesi, per me erano diventati giorni normali”.
“Diario dei giorni sospesi” è il titolo del libro scritto dalla mamma di Leoluca, Maria Delia Picuno, sostenuto da
Fondazione Veronesi con Gold for Kids, il progetto nato per favorire la cura e la ricerca dei tumori pediatrici. Picuno
racconta come la malattia del figlio abbia stravolto le priorità della loro famiglia, insegnando loro a reprimere
l’angoscia con la speranza, a capire che “la felicità è esserci, adesso”.
“La mia prima preoccupazione è stata quella di perdere i capelli”, spiega Leoluca, ripensando al momento in cui ha
ascoltato la madre spiegargli qual era il suo problema, “Mi sembrava la cosa più brutta di tutta quella vicenda. Ero molto
incazzato, mi chiedevo perché fosse capitato proprio a me e questo mi faceva arrabbiare ancora di più. Con la calma e la
forza mia, dei miei genitori, dei miei parenti e dei miei amici ce l’ho fatta e sono qui”.
Leoluca ha anticipato la caduta dei capelli rasandosi a zero. Ha risposto bene ai trattamenti e venerdì 13 luglio – “Il giorno era di grande auspicio” – ha effettuato l’operazione d’asportazione. Sono passati 5 anni da allora, i controlli sono
annuali, ma al momento sembra andare tutto bene. Lui è sereno.
“Se mi guardo indietro, ripensando a quel periodo, penso a una rinascita”, dice adesso, “Sono diventato più forte, più
maturo. Avevo paura degli aghi, del buio: ora non ho più paura di niente. Se mi guardo avanti vedo una vita. Vedo tutto
quello che di positivo mi può succedere. Ovviamente una piccola preoccupazione c’è, ma cerco di reprimerla”.
Per colpa della malattia, Leoluca non può più giocare a calcio, non può più correre né fare sport particolari – “Mi resta
il ping-pong, praticamente!” – ma non ha più rabbia, né rimpianti, né paure. Non ha mai pensato che per lui non ci fosse
niente da fare anche oggi lascia che sia la positività a guidare la sua vita: “Bisogna sfogarsi e mai abbattersi. Bisogna
sempre pensare che c’è chi sta peggio di noi. Bisogna darsi forza l’un l’altro. Lottare sempre e non lasciare che i
pensieri negativi prendano il sopravvento. Dobbiamo fare attenzione a star distanti dai pozzi senza fondo”.
huffingtonpost.it 29.12.17
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