Di Alice Dutto
Silvia D’Ovidio e Gabriella De Benedetta, psico-oncologhe, ci hanno raccontato il loro progetto “La malattia spiegata a mio figlio” e dato qualche consiglio per affrontare la malattia con i bambini
Ci sono genitori che tacciono la loro malattia ai figli, altri che non sanno da dove iniziare a parlarne. Da qui è partito il progetto “La malattia spiegata a mio figlio”, ideato e realizzato per le famiglie con un genitore malato dalle psico-oncologhe del Reparto di Ematologia Oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Napoli,Fondazione G. Pascale, Silvia D’Ovidio e Gabriella De Benedetta.
IL PROGETTO
Tutto è iniziato dieci anni fa: “ogni giorno entriamo in contatto con pazienti che hanno tumori del sangue, una patologia che spesso colpisce fasce giovani della popolazione. Quindi si tratta spesso di genitori di bambini piccoli, che ci chiedono aiuto per capire come comportarsi con i loro figli” raccontano le psico-oncologhe.
È per questo che hanno deciso di fare una ricerca per capire come i genitori comunicassero la loro malattia ai bambini: dalle parole che utilizzavano al momento e alla situazione in cui lo facevano. “Dai risultati del questionario ci siamo rese conto delle loro difficoltà e ci siamo chieste come poterli aiutare”.
Chemioterapia e radioterapia: i bambini possono visitare i pazienti in cura?
Così nel 2015 hanno pubblicato, grazie alla casa editrice Marotta&Cafiero, il libro “Mamma Uovo” (appena ristampato), che è poi stato seguito dalla versione maschile “Papà Uovo”.
“Si tratta di favole illustrate da Sergio Staino, strumenti che in maniera delicata aiutano gli adulti a raccontare e spiegare ai bambini la malattia ematologica o oncologica e gli effetti collaterali della chemioterapia – spiegano le autrici –. I proventi verranno poi utilizzati per creare una libreria nel reparto, che sia accessibile a tutti i pazienti ricoverati e ai loro familiari”.
A supporto dei libri, le professioniste hanno realizzato anche un cartone animato, che può essere utilizzato insieme ai libri, come strumento per avvicinare i bambini ai concetti di malattia e cura.
COME SPIEGARE LA MALATTIA AI FIGLI
Ma quali sono i punti importanti per i genitori che affrontano un momento così delicato?
1. Non mentire
“Spesso nel nostro percorso di psicologhe abbiamo incontrato mamme e papà ammalati che, nella convinzione di proteggere i loro figli, hanno deciso di non parlargli della loro malattia. Il problema è che i piccoli se ne accorgono lo stesso”. Questo perché percepiscono le tensioni degli adulti “e vivono direttamente i cambiamenti nella quotidianità della famiglia o nella fisicità dei loro genitori dovuti al loro male”. Se nessuno gli spiega cosa sta succedendo, “cercheranno da soli delle spiegazioni chiudendosi in se stessi e sviluppando fantasie catastrofiche che possono avere conseguenze anche molto serie”.
2. Dare delle spiegazioni veritiere
Quando si decide di parlare ai propri figli è bene farlo insieme al proprio partner e nel modo adeguato, scegliendo quindi il momento e la situazione giuste, “ma anche le parole più corrette da utilizzare. Se diciamo ‘cancro’ a un bambino di 3-4 anni potrebbe non capire. La cosa migliore da fare è quella di prepararsi insieme agli psicologi del reparto dell’ospedale dove si è seguiti per affrontare il momento cercando di essere il più sereni possibile”.
3. Coinvolgere i bambini fin dall’inizio
“È importante dire la verità ai bambini fin dai primi accertamenti. Si può dire al piccolo che si stanno facendo degli esami per cercare di capire se c’è qualcosa che non va, rassicurandolo che i dottori si prenderanno cura del suo papà o della sua mamma nel modo migliore”.
4. Assecondare le esigenze del bambino
Ogni situazione è a sé e va valutata nella sua unicità: “non c’è un modo univoco per intervenire. Parlare con i bambini, però, permette di capire quali siano le loro esigenze e rispondere correttamente ai loro bisogni. Ad esempio, ci sono bimbi che chiedono di parlare con i medici, altri che invece non vogliono mai entrare nell’ospedale”.
5. Usare i giusti strumenti
Per aiutare la coppia genitoriale in questo difficile momento, possono essere utili i materiali realizzati dalle due psico-oncologhe. “Potete avvicinare il bambino all’argomento con il cartone animato che abbiamo realizzato e poi passare al libro”. Strumenti che possono essere utili anche se i figli sono più grandi. “I libri possono essere usati anche con i preadolescenti e adolescenti: essendo realizzati nel linguaggio del fumetto in genere li apprezzano molto”.Una volta aperto il discorso, poi, bisogna lasciare i piccoli liberi di fare qualunque domanda ed essere pronti a dare risposte veritiere, ma adeguate alla loro età.
NOSTROFIGLIO.IT 11 Luglio 2018
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