“Iniziare un nuovo cammino spaventa…ma dopo ogni passo ci rendiamo conto di come era spaventoso rimanere fermi…”
Ho conosciuto Peter Pan…nel 1998.
All’epoca avevo un mio lavoro, una famiglia, ma inseguivo intimamente una realtà capace di ridimensionare il mio rapporto con una certa parte di umanità: quella malata, quella sofferente. Quella parte che, ero certa, mi avrebbe potuto offrire molto in termini di autentici valori per la vita. Quei valori che da nessun’altra parte avrei conosciuto e che mi avrebbero completata come persona, come mamma, come donna.
L’approdo è stato graduale; inizialmentecome volontaria e solo successivamente e per una serie di fortunate – ma non casuali – circostanze, divenni una dipendente. Sin da subito è stata un’esperienza sconvolgente e coinvolgente. Mai, neppure nella mia più fervida fantasia e lungimiranza, avrei potuto immaginare cosa nell’immediato e a lungo termine, questa esperienza mi avrebbe donato.
Il lavoro in sé e per sé è consistito, per quasi la totalità degli anni che sono in Peter Pan, nella gestione e nel coordinamento del lavoro della Segreteria. Possiamo definire “la Segreteria” il cuore pulsante dell’Associazione. Tutto vi passa attraverso. Al principio, si provvedeva anche all’accoglienza delle famiglie e alla cura in un certo senso, della loro permanenza a Roma.
Ciò che ha sempre distinto le Case di Peter Pan da qualsiasi altro centro di accoglienza, è stata ed è la filosofia ed il modus operandi che non sono simili a nessun’altro.
Le Case di Peter Pan non offrono solo un alloggio ma, come possono, cercano di prendersi cura, appunto, di coloro che ne saranno, loro malgrado, ospiti.
Lavorare in Peter Pan è tante cose.
Raccontarlo, per quanto io mi sforzi di farlo al meglio, non rende giustizia al vero vissuto. Bisognerebbe raccontare tanti aneddoti, tante situazioni ed esperienze che rendono unico questo lavoro.
Lavorare in Peter Pan è stata la conoscenza di tante persone, in svariati settori: dalle famiglie provenienti dalle zone più remote dell’Italia (e non solo) ai professionisti che spendono la propria vita a favore della ricerca sulle patologie oncologico pediatriche, fino ad arrivare ad altri genitori, fondatori anche loro di altre Associazioni o Fondazioni o Comunità, per non parlare dei bambini che ho conosciuto e che tanto mi hanno insegnato in questi anni.
Non sono mancati momenti difficili, di sconforto e di vero e proprio dolore. In qualche circostanza sono stata anche sfiorata dall’idea di mollare, ma mi bastava rientrare la mattina seguente in ufficio/Casa, sentire gli odori della cucina di qualche mamma che si apprestava a far felice il figlio o di qualche piccolo che mi correva incontro salutandomi, che tutto veniva dimenticato.
Tornava il sorriso, la speranza e la carica per andare avanti e sempre meglio per una giusta causa.
Ecco, ciò che rende differente “questo” lavoro da un altro è la motivazione ultima.
I sacrifici personali, per esempio, legati alla propria famiglia, hanno un peso specifico diverso.
Qui è proprio il caso di dire che “vale la pena” sacrificare un po’ del proprio tempo, della propria stabilità emotiva, delle proprie energie a favore di “questo” lavoro.
Ma lavorare in Peter Pan, nonostante sia una realtà di modeste dimensioni, è anche crescita professionale. Coordinare una Segreteria come quella di Peter Pan è una grande responsabilità che richiede non solo capacità tecniche ma anche relazionali.
Infatti, al servizio dell’Associazione ci sono circa 200 volontari, suddivisi a seconda dell’équipe alla quale sono stati assegnati. In segreteria c’è l’équipe “Maghi e Fate” composta da circa 20 volontari distribuiti in turni mattutini e pomeridiani durante tutta la settimana.
La loro presenza e la loro cooperazione sono fondamentali, ma le relazioni umane richiedono attenzione, delicatezza, spirito di collaborazione e quel senso di gratuità che, in alcuni, non sempre è così spontaneo e va conquistato.
Tutto questo comporta un grande impegno, nei confronti dei volontari, di sé stessi ma soprattutto dell’Associazione che raccoglie frutti solo se si riesce a seminare bene.
La crescita professionale è anche la dinamicità con cui si può svolgere lo stesso lavoro, che può non esaurirsi nell’espletare semplicemente il “proprio dovere”, ma che qui offre la possibilità di “osare”.
Racconto una piccola esperienza, per rendere maggiormente l’idea di ciò a cui mi riferisco.
Circa un paio di anni fa lessi un libro che mi toccò profondamente, non tanto per la tematica trattata, ovvero l’esperienza della malattia oncologica di una bimba, quanto maggiormente dei risvolti che spesso “noi esterni” non conosciamo perché questioni fondamentalmente molto personali, legate al nucleo familiare, e poi, per certi versi, perché inizialmente gli stessi genitori non li reputano di grande rilevanza poiché la precedenza, in un’esperienza di cancro infantile, non è data certo alla burocrazia ma indiscutibilmente alla malattia.
Il libro offriva la testimonianza di una madre che, oltre a far fronte alla malattia della figlia, doveva scontrarsi con tutta un’altra serie di problematiche legate al lavoro, al non riconoscimento dei propri diritti di madre/lavoratrice e ai diritti della figlia in quanto paziente.
Ebbi molto più di un sussulto, direi un moto di rabbia che quella volta mi spinse ad “osare”.
Così, proposi in Associazione di creare un gruppo di lavoro che potesse studiare la realizzazione di una nuova legge a favore dei bambini e delle famiglie colpite dal cancro infantile, consapevole che una malattia oncologica richiede tempi, impegni e presenza da parte dei genitori, diversi da quelli di qualsiasi altra patologia.
Certa che in quel momento non esisteva una legge ad-hoc per questa realtà, ma solo leggi adattate e interpretate e applicate in maniera discriminante.
Non solo fui ascoltata. La proposta venne accolta e il gruppo si creò. Un gruppo costituito da volontari e da professionisti (medici, avvocati e consulenti del lavoro) che in capo ad un anno realizzò un Disegno di Legge – Misure a sostegno delle famiglie dei bambini affetti da patologie onco-ematologiche pediatriche – presentato in Senato il 9 ottobre 2009 attraverso la Senatrice Dorina Bianchi, all’epoca membro della XII Commissione Igiene e Sanità. E’ stata una straordinaria esperienza!
Non è sempre stata una strada in discesa; ci sono state circostanze in cui ho preso coscienza dei limiti umani delle persone e di quanto l’egocentrismo spesso possa far perdere di vista l’obiettivo finale a discapito di un possibile risultato positivo a favore del più debole. Eppure anche quella è stata “crescita” e non solo professionale!
Ma se è vero che “in natura, nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma” e partendo dal presupposto che anche nella nostra quotidianità, come in natura, un sistema chiuso è praticamente impossibile da trovare, ecco che arrivati nel 2010 sento di dover dare una svolta alla mia vita lavorativa e oso ancora una volta proponendomi per un nuovo incarico, in un’area a me tanto cara: Grafica e Immagine.
Creare, scrivere, leggere e realizzare sono sempre stati sogni coltivati privatamente e nel mio intimo.
Oggi Peter Pan mi fa crescere ancora e accoglie ancora una volta la mia proposta.
E’ una bella sfida. Sfide di questo genere sono stimolanti e invitano a migliorarsi.
Personalmente, ho molta voglia di migliorare e di apprendere quanto necessario affinché il mio contributo, anche in quest’area, risulti proficuo, efficace, innovativo e sia fonte anche per me di tante soddisfazioni come quelle conquistate in passato.
Ma di questo sapremo riparlarne…fra 10 anni!
“Pensate a cose straordinarie… saranno loro a portarvi in alto”
(Peter Pan)