Le arti marziali in ospedale per aiutare i piccoli malati oncologici

Al Bambino Gesù è stato avviato il progetto “Prendiamo a calci il cancro”, prima attuazione
in Europa del Kid kicking cancer nato negli Usa. Dal Tai Chi al karate, ai
bambini è fornita una “via” per affrontare il dolore e la malattia
attraverso la metafora della battaglia

di IRMA D’ARIA

ROMA – Power, peace, purpose: forza, pace, obiettivo. Sono le tre parole-chiave del Kids Kicking
Cancer, il progetto che arriva per la prima volta in Europa all’Ospedale
Pediatrico Bambino Gesù di Roma il cui obiettivo è “dare un calcio alla
malattia”. Il progetto è nato negli Stati Uniti da Rabbi Goldberg, cintura
nera di arti marziali, che dopo aver perso una bambina di due anni a causa
della leucemia, ha deciso di dare vita all’associazione che collabora in
America con i principali ospedali pediatrici per aiutare i bambini oncologici a
gestire il dolore della loro malattia.

La “terapia” o meglio lo strumento utilizzato per raggiungere quest’obiettivo è il Tai Chi e
in generale le arti marziali perché, tra le tante discipline sportive, hanno
l’unicità di abbinare esercizi di potenza, di respirazione e meditazione.
“Il concetto da cui partiamo” spiega Rabbi Goldberg che, dopo averlo
fondato, dirige il Kids Kicking Cancer “è quello di portare nel bambino
energia per creare pace e relax. In questo modo, riusciamo ad aiutarli ad
affrontare con successo il dolore, la paura e l’ansia”.

Anche perché, aggiunge, dalle arti marziali si impara che combattiamo meglio se buttiamo fuori le
emozioni negative come appunto rabbia e dolore. In effetti, il bambino che
viene colpito dal cancro ha dinanzi a sé tante sfide. Quelle mediche, in primo
luogo: la malattia, la terapia (farmacologica, chirurgica o radiologica), la
nausea e il dolore.

Poi ci sono le sfide psicologiche perché con il tumore arrivano la paura, l’ansia e la depressione,
ma anche l’insicurezza dovuta alla perdita dell’autonomia e l’imbarazzo perché,
per esempio, c’è un cambiamento/deformazione del corpo, a partire dalla caduta
dei capelli.

“Prendiamo a calci il cancro”

Difficile trovare un varco d’ingresso e comunicare in modo efficace con chi, magari a soli 5 anni,
sta conducendo una battaglia lunga, dolorosa e spesso in perdita. Poiché il
linguaggio dei bambini non è razionale, ma passa soprattutto per il cuore e
l’immaginazione, ecco che il Tai Chi diventa lo strumento ideale grazie
soprattutto alle tecniche di respirazione profonda. Il motto dei bambini che
formano il cosiddetto “Cerchio degli eroi” è “Prendiamo a calci
il cancro” e nel dirlo, lo fanno concretamente.

“Organizziamo delle lezioni settimanali nei reparti d’ospedale o anche a domicilio durante le quali
il nostro staff di istruttori insegna ai bambini i movimenti del karate, la
meditazione, la respirazione e gli esercizi di visualizzazione che li
aiuteranno a gestire il dolore acuto e cronico”, spiega Goldberg.

Perché il Tai Chi

Il successo di questo progetto sta proprio nell’uso delle arti marziali. Esistono, infatti, anche
altri metodi e programmi di gestione del dolore che utilizzano la psicoterapia
e anche la meditazione, ma che non fanno presa sui bambini. Nel caso del karate
o del Tai Chi, invece, il bambino vive l’esperienza come un modo per
avvicinarsi ai suoi eroi e per imparare da loro a combattere il nemico, ovvero
la malattia. “Creiamo la metafora di una battaglia – dice Goldberg – e
integriamo questo messaggio in ogni parte del programma. Così, per esempio,
molti bambini vedono il PAD (il sacco da colpire) come il loro tumore o il loro
dolore e quando lo colpiscono con forza si sentono vittoriosi”.

I risultati conseguiti

E i risultati sono più
che tangibili. Da un report stilato dal Center for Disease Control di Atlanta,
è emerso che l’86% dei bambini che avevano partecipato al KKC avevano
utilizzato la terapia delle arti marziali per combattere “il buio della
loro vita” e controllare meglio la malattia. E il 100% dei bambini ha
dichiarato di aver continuato ad utilizzare queste tecniche anche a casa. Ma il
risultato più importante è quello che riguarda la gestione del dolore.
L’impatto è stato valutato su 244 bambini che lamentavano un livello di dolore
classificato con una scala da 1 a 10. Di questi, l’88,1% ha descritto un
miglioramento dei loro sintomi dopo aver svolto lezioni di arti marziali.

Il progetto in Italia

Ecco perché ora il
progetto vuole crescere e portare questi benefici anche altrove. A fare da
apripista in Europa è proprio l’Italia dove ogni anno ci sono circa 1.500 nuove
diagnosi di neoplasie in età pediatrica. Così, grazie anche al sostegno di
Pfizer, è nata la Kids Kicking Cancer Italia Onlus. All’interno del Bambino
Gesù, gli istruttori di Kids Kicking Cancer affiancano i piccoli pazienti sia
nella degenza che nella riabilitazione extra-ospedaliera, promuovendo lezioni e
corsi pratici per allenare il corpo, ma soprattutto la mente, attraverso le
arti marziali.

“Insieme ai bambini
del reparto di onco-ematologia che hanno iniziato a frequentare settimanalmente
le nostre lezioni, stiamo creando una bellissima squadra e ci auguriamo di
poterla al più presto ampliare”, spiega Mark Palermo, direttore di Kids
Kicking Cancer Italia Onlus. Fino ad oggi al Bambino Gesù hanno preso parte al
progetto 15 bambini e ragazzi del reparto di onco-ematologia. L’iniziativa si
sta via via allargando anche ai piccoli affetti da fibrosi cistica e da altre
patologie croniche.

“L’eliminazione del dolore da tutte le procedure
assistenziali che coinvolgono i bambini rappresenta uno standard proprio del
nostro ospedale –  sottolinea
Massimiliano Raponi, direttore sanitario del Bambino Gesù – e sul fronte
dell’accoglienza e del miglioramento della qualità della vita dei nostri
piccoli pazienti siamo quotidianamente impegnati a trovare nuove
opportunità”. Le lezioni si tengono settimanalmente, ogni lunedì, dalle
ore 11 alle ore 15, presso la ludoteca dell’ospedale. Per informazioni si
possono consultare i siti internet del progetto 
1e dell’ospedale 2.

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