ROMA – Domani, 15 maggio, il ministro visiterà il reparto assieme al direttore generale, Domenico Alessio. L’iniziativa è rivolta a diffondere un messaggio di fiducia, favorendo la percezione di uno ‘spirito di squadra’ tra i piccoli malati e chi gli sta intorno tramite il coinvolgimento di personaggi dello sport.
Prende il via il progetto del Ministero della salute denominato ‘Capitani coraggiosi’: domani,15 maggio, il ministro della salute Beatrice Lorenzin si recherà al Policlinico Umberto I dove visiterà, insieme al direttore generale Domenico Alessio, il reparto di oncologia pediatrica. L’iniziativa ministeriale prevede una serie di incontri tra i bambini dei reparti pediatrici oncologici e diversi testimonial conosciuti ed apprezzati dai più piccoli. In particolare, per i piccoli pazienti maschi saranno coinvolti i principali capitani, o calciatori, delle squadre di calcio di serie A che si renderanno disponibili. Per le bambine si individueranno invece delle conosciute testimonial legate al mondo dello sport e dello spettacolo. Domani sarà presente quale testimonial il calciatore della Roma Federico Balzaretti, insieme al Direttore generale della Società, Mauro Baldissoni.
‘Capitani coraggiosi’ è un’iniziativa rivolta a diffondere un messaggio di fiducia favorendo la percezione di uno ‘spirito di squadra’ tra i piccoli malati e chi gli sta intorno. Consapevoli delle grandi difficoltà fisiche e psicologiche che questi bambini devono affrontare, gli incontri promuoveranno, quindi, l’idea che in questo difficile percorso i bambini non sono soli, ma hanno al loro fianco medici e amici, che gli vogliono bene e che formano una vera e propria squadra di persone che quotidianamente scende in campo al loro fianco.
“Un bambino malato oncologico – ha detto il ministro della salute Beatrice Lorenzin – è un bambino che si trova, suo malgrado, ad affrontare un percorso di vita, prima che di cura, che lo allontanerà dal suo mondo di sogni, di fantasie e di spensieratezza e lo avvicinerà ad una realtà difficile, nella quale se è ricoverato si dovrà confrontare anche con la limitazione della libertà. E’ fondamentale, quindi, che intorno a lui si producano situazioni ottimali, oltre che mediche, di attenzione, di empatia e sostegno psicologico che diano fiducia e forza e che possano contribuire emotivamente al percorso di cura. Con questo progetto da un lato daremo un contributo in tal senso e dall’altro ci servirà per raccogliere feedback dai pazienti ed avere informazioni per noi importanti per altre iniziative a loro rivolte”.