Sono pazienti degli Spedali Civili di Brescia e andranno in giro per l’Italia per incontrare gli studenti degli ultimi due anni delle superiori e raccontare la loro esperienza. Il progetto รจ nato da Anna Maria Berenzi, docente di matematica che a marzo ha vinto il premio come ‘Miglior prof. D’Italia’
di CHIARA BALDI
“La protesi all’anca รจ stato il prezzo da pagare per non essere morta. Non me ne pentirรฒ mai”. Alessia Serventi, 20 anni, di Brescia, quattro anni fa si รจ ammalata di leucemia, dopo aver perso da bambina il padre per un tumore e aver visto sua madre lottare, poco tempo dopo, per un altro cancro. Per un anno รจ stata ricoverata nel reparto di oncologia pediatrica degli Spedali Civili di Brescia. Alessia รจ una dei ragazzi malati di cancro che, all’auditorium dell’Istituto Sant’Ambrogio, in via Melchiorre Gioia 48, a Milano, hanno incontrato gli alunni delle quarte e quinte superiori milanesi, per raccontare la loro lotta per la vita.
Al via il viaggio dei ragazzi che raccontano la loro lotta contro il cancro: andranno in giro per l’Italia
Un progetto che nei prossimi mesi arriverร a Firenze, Bologna, Padova, Trieste, Torino, Roma, Bari, Napoli, Palermo e Cagliari e nato da Anna Maria Berenzi, docente di matematica che a marzo ha vinto il premio come ‘Miglior prof. D’Italia’. “Essere l’insegnante di questi ragazzi รจ una delle cose piรน belle che mi sia mai capitata”, spiega Berenzi, che ha utilizzato i 50mila euro del premio per il progetto.
“Il primo ciclo di chemioterapia non mi provocรฒ grossi problemi. Cosรฌ al secondo ci arrivai rilassato. Fu un incubo: ero sempre stanco e con la nausea. Avevo il mal d’auto pur stando fermo nel letto. Poi mi venne la mucosite, avevo la bocca piena di saliva”. Dal palco Andrea Pirlo (solo omonimo) racconta i 24 mesi con il cancro. Ha 19 anni e dal 2015 lotta contro un carcinoma alla rinofaringe. ร tutt’ora ricoverato a Brescia, dove ha giร fatto 35 cicli di radioterapia alla gola e 10 alla schiena, “per non contare le chemio”. Ha la voce ferma, Andrea, mentre al microfono ricorda che quando รจ entrato in ospedale pesava 56 chili: “Dopo pochi giorni ero sceso a 47. Non mangiavo nulla, qualsiasi cosa deglutissi aveva l’effetto di una coltellata. A salvarmi รจ stato il mio passato da ciclista di mountain bike. Ho capito che dovevo lottare e, nonostante il dolore atroce, l’ho fatto”. La giovane platea ascolta in silenzio e con gli occhi colmi di lacrime.
“Il primo tumore me lo hanno diagnosticato a 12 anni, non sapevo neanche cosa fosse. Entrai in ospedale per un anno, guarii, uscii. Un anno dopo ebbi una ricaduta, altri 12 mesi in ospedale, la guarigione, poi di nuovo fuori. Poi la terza ricaduta. Ricominciai tutto da capo”. Silvia Ronchi, 17 anni, oggi vive con serenitร la sua testa rasata ma per anni, dice, “non sono uscita di casa per paura che mi guardassero. Ho provato cappelli, cuffie e parrucche, ma col caldo era una sofferenza immane. Alla fine mi sono rassegnata: le persone pensino pure ciรฒ che vogliono, sono fiera della mia storia”. Anche Elisabetta ha avuto una ricaduta. “Dopo il linfoma di Hodgkin e due protesi alle gambe, mi hanno trovato un tumore alla tiroide. Ma il dolore fisico era nulla in confronto a quello che avevo dentro”.
A Meghy e Filippo le cure non sono bastate. Hanno avuto bisogno della donazione di midollo osseo. Da parte del fratello, per Megy e da parte di sua madre, per Filippo. “Senza il loro altruismo oggi non saremmo qui a raccontare quello che abbiamo vissuto. Per questo รจ importante che questi ragazzi sani decidano di donare”.
Dopo tre ore, i video, le canzoni e i racconti preparati dagli alunni di Berenzi hanno suscitato domande e riflessioni. “Non credevo che un ragazzo della mia etร potesse sopportare tutto questo”, commenta Beatrice de Fazio, dell’Istituto Salesiano Maria Ausiliatrice di Milano. “Appena sarรฒ maggiorenne diventerรฒ una donatrice di midollo osseo”, promette la sua compagna Fioretta.
repubblica.it 8.10.17
Dicembre 2024
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