BOLOGNA – Quarti per incidenza a livello mondiale, nazionale e regionale, solo in Italia colpiscono 20 mila persone all’anno. Sono i tumori del sangue, che nella classifica dei tumori seguono quelli alla mammella, al colon e
all’utero per le donne e prostata, polmoni e colon per gli uomini. Si tratta di malattie di varia natura, come il mielosa che conta 2.000 casi all’anno a livello nazionale o il linfoma Hodgkin (5.600 casi tra gli uomini, 4.600 tra le donne) che sono tra gli argomenti di discussione del 41^ congresso nazionale della Societa’ italiana di Ematologia. L’appuntamento, che torna
a Bologna dopo 24 anni, ha richiamato 1.500 esperti che si confrontano da ieri e fino a mercoledi’ (oltre 640 i contributi scientifici) su incidenza, fattori scatenanti, ma soprattutto sulle cure. Le malattie del sangue sono in crescita, ha spiegato stamane in una conferenza stampa, il presidente della Sie, Sergio Amadori, e questo dipende da tanti fattori, ma probabilmente in
primo luogo dall’invecchiamento della popolazione. Ma la ricerca, anche quella italiana, ha fatto e sta facendo grandi progressi, pure se "i finanziamenti non sono mai sufficienti", poiche’ la ricerca in ematologia costa anche di piu’ di quella in altri campi. E i farmaci si stanno evolvendo, tanto che alcuni ora permettono di diminuire l’uso della chemioterapia. "Non illudiamoci che la chemioterapia venga eliminata- spiega Sante Tura, professore emerito di Ematologia a Bologna- e’ sempre la cura migliore nell’80[[[%]]] dei casi di tumore semmai, grazie ad alcuni farmaci, si diminusce".
Anche Michele Baccarani, direttore dell’istituto di Ematologia Seragnoli di Bologna, che vede una incidenza della malattia in Regione e a Bologna in linea con quella nazionale, parla della ricerca italiana come una di livello.
Il congresso prima della chiusura premiera’ una relazione tra le piu’ significative, di uno dei ricercatori piu’ giovani.
Dicembre 2024
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