Per curare un figlio malato di cancro le famiglie pagano un prezzo altissimo, non solo emotivo,
ma anche sociale ed economico. Nei Paesi in via di sviluppo, dove vive l’85% dei bambini malati di cancro del mondo, le
famiglie che curano i propri figli rischiano di entrare in una spirale di poverta’ o di abbandonare le cure per mancanza di
mezzi. La denuncia arriva dall’associazione umanitaria Soleterre in occasione dell’XI Giornata Mondiale Cancro Infantile, che si
celebra il 15 febbraio. ”Le case d’accoglienza gestite dalle associazioni – spiega in una nota Damiano Rizzi, presidente di Soleterre – sono le
uniche a dare risposta alle necessita’ di assistenza e sostegno, colmando i vuoti lasciati dai sistemi sanitari nazionali”.
Anche quando, come in Italia, le cure sono gratuite, ”la gestione della malattia oncologica pediatrica da parte delle
famiglie e’ molto difficile. Stress, assenza da casa, rischio di perdita del lavoro – prosegue l’associazione – possono avere
ricadute negative sulla famiglia e sui sistemi di welfare nazionali”. Nei Paesi in via di sviluppo, dove le cure
mediche spesso non sono gratuite, ”le famiglie con figli colpiti da tumore – sottolinea Rizzi – sono costrette a
investire tutto nel pagamento di cure diagnostiche, chemioterapiche e materiali di consumo. In Ucraina, per esempio
lo stipendio medio fuori dalla capitale e’ di circa 300 euro al mese, ed un ciclo completo di chemioterapie circa 10 mila euro.
In Marocco, solo 700 dei 1.200 bambini che si ammalano ogni anno raggiunge un centro medico specializzato: le famiglie non sono
in grado di pagare”. Le case d’accoglienza, conclude Rizzi, ”garantiscono il sostegno psico-sociale ed economico necessario. Sono luoghi
sicuri e gratuiti nei quali essere ospitati durante i cicli di chemioterapia. Soleterre, con il Programma Internazionale per
l’Oncologia Pediatrica in Ucraina, Marocco, India e Costa d’Avorio, favorisce l’apertura e sostiene luoghi d’accoglienza
per i bambini malati e per i loro genitori”.