Ho acquistato questo libro mentre ero in vacanza al mare.
Sarà stata la copertina ad attirarmi; un’onda spumosa e impetuosa su un fondo tutto azzurro.
Dopotutto il nome della scrittrice mi diceva poco: Laura Tangorra…Ad onore del vero non l’avevo mai sentita.
Poi, ho letto il titolo “solo una parentesi” e questo mi ha incuriosito riportandomi alla mente un possibile racconto di “spezzoni di vita vissuta”. E poichè sono appassionata di queste vicende ho letto il retro della copertina: “non è mai scontato poter accarezzare i propri figli, parlare ed essere capiti, alzarsi dalla sedia e camminare […]. Ogni semplice gesto merita un grazie. Questo vorrei che risuonasse nelle vite annoiate, depresse, sempre troppo stanche e insoddisfatte”.
Tanto mi è bastato per acquistarlo e leggerlo in un giorno.
Parliamo di centoventi pagine, non è la Divina Commedia!
Ma sono centoventi pagine di autentico amore per la vita.
Un inno alla vita, considerato tutto. L’autrice non è che una giovane donna, come tante, con un lavoro, un marito, dei figli, degli hobby, e fino al giorno in cui ha deciso di scrivere questo libro, ha svolto un lavoro completamente estraneo alla scrittura: la biologa.
Poi qualcosa nella “sua vita di sempre” è cambiata, sconvolgendo, sovvertendo completamente quell’ordinario di cui, spesso, tutti noi, più o meno consciamente o inconsciamente, ci lamentiamo.
Da qui l’esigenza di lottare, reagire, opporsi per la vita. Ne capirete il senso solo leggendo il libro.
E infine, accettazione. Ma accettazione vissuta non come arresa, ma come strumento di crescita che “fa risplendere di una luce nuova, di nuovi riflessi. […] Qualche volta la luce si spegne all’improvviso e ci si accorge che gli occhi vedono più di prima”.
Un’accettazione proficua, “[…] l’incontro con il dolore costringe a pensare, a liberare la mente dalla gramigna che la soffoca”, che la porta ad essere testimonianza tangibile, presenza attiva, voglia di vivere, grido del non dare tutto per scontato, dell’apprezzare finanche le fatiche del nostro quotidiano, “[…] dare un senso ad ogni attimo vissuto”, perché in una imprevista, inaspettata, inimmaginabile condizione umana in cui potremmo trovarci…ne sentiremmo la nostalgia.
Laura ha centrato il suo obiettivo: con questo piccolo libro ci ha trasmesso emozioni positive, speranza, voglia di vivere e la comprensione che un dolore chiuso in se stesso non trova senso. Solo il condividerlo può dargli significato”.
Parte dei proventi di questo libro
saranno devoluti per la realizzazione di un centro di accoglienza
per bambini distrofici o orfani a causa dell’AIDS,
nel villaggio di Kathonzweni (Kenya)