MILANO – E’ stato decifrato, grazie anche a medici italiani, l’identikit genetico di una leucemia pediatrica rara ma ancora poco curabile, la leucemia linfoblastica acuta a «cellule ETP», una forma scoperta sempre grazie a italiani nel 2009. Reso noto sulla rivista Nature, lo studio è stato coordinato da Charles Mullighan del St. Jude Children’s Research Hospital di Memphis e vede tra gli autori anche Giuseppe Basso, direttore di ematoncologia pediatrica all’Università di Padova che spiega in un’intervista all’Ansa: aver scritto «la mappa genetica di questo tumore (che oggi lascia scarsa probabilità di sopravvivenza al piccolo paziente) è un risultato importante perchè permette di orientarne la cura verso altre terapie oggi in uso per altre neoplasie, le leucemie mieloidi».
I TUMORI PEDIATRICI – Le leucemie linfoblastiche acute rappresentano una grossa fetta dei tumori pediatrici e oggi sono quasi tutte ben curabili. La leucemia a «cellule ETP» ha invece spessissimo prognosi infausta. Nel 2009, spiega Basso, in uno studio pubblicato su Lancet Oncology, gli stessi ricercatori che oggi firmano il lavoro su Nature avevano capito che la gravità di questa forma, fortunatamente più rara, era ascrivibile proprio a queste cellule ETP. Analizzando le cellule tumorali dei piccoli, infatti, gli oncologi si sono accorti che i pazienti che rispondevano meno alle terapie classiche avevano un tumore composto da precursori delle cellule T (Early T Precursors – ETP). Adesso gli esperti hanno studiato il genoma di queste cellule (da campioni relativi a 12 piccoli pazienti) e hanno ricostruito le mutazioni responsabili della loro malignità. La ricerca ha permesso di intravedere forti somiglianze con un altro tipo di cellula tumorale, quella della leucemia mieloide acuta che normalmente viene curata con farmaci diversi da quelli usati per le leucemie linfoblastiche acute. I nuovi risultati suggeriscono dunque che i bimbi malati di questa particolare forma di tumore del sangue potrebbero trarre giovamento dalla terapia già impiegata per la leucemia mieloide acuta e il tentativo è già in atto a Padova e in Usa. (fonte: Ansa)