Tiziana Paolocci –
Una placca radioattiva grande come 1 cent per distruggere le cellule tumorali. Per la prima volta in Italia un paziente di appena quattro anni è stato sottoposto a brachiterapia pediatrica per la cura dei tumori dell’occhio che non rispondono alle cure convenzionali.
L’intervento è stato fatto al Bambino Gesù di Roma ma i risultati scientifici raggiunti sono stati già condivisi con la comunità internazionale.
Alla bambina è stata applicata una placca di rutenio RU106, un’operazione che probabilmente le ha salvato la vita, consentendo alla piccola affetta da retinoblastoma bilaterale – uno dei più frequenti e aggressivi tumori della retina in età pediatrica – di conservare l’unico occhio rimastogli grazie a una consistente riduzione della massa tumorale.
Un risultato reso possibile dall’impegno del nosocomio romano teso a implementare tutte le tecniche innovative per la terapia conservativa dell’occhio con patologie come il retinoblastoma, tumore che colpisce una persona su 20mila, generalmente entro i primi tre anni di vita e con una frequenza, in Italia, di circa 50 casi l0anno. Legato ad un’alterazione del gene RB1, è riconoscibile dalla presenza di un riflesso bianco nella pupilla (leucocoria), anomalia che spesso si evidenzia nelle prime fotografie scattate al piccolo. Benché oggi la percentuale di sopravvivenza di chi è affetto da questa malattia sia superiore al 95 per cemto, meno di un bambino su due riesce a salvare l’occhio malato.
La diagnosi precoce permette di salvare oltre all’occhio anche la vista per un numero crescente di bambini, grazie all’utilizzo di metodiche di ultima generazione come, appunto, la brachiterapia che consiste nell’applicazione mirata di placche radioattive che demoliscono il tumore (in letteratura sono descritti numerosi casi di remissione totale) riducendo allo stretto indispensabile l’area sottoposta alle radiazioni con evidenti vantaggi per la salute dei piccoli pazienti. La dose di somministrazione è proporzionale al volume della massa tumorale e il calcolo viene eseguito da fisici medici e radioterapisti.
Fino a oggi le famiglie con un bambino colpito da retinobalstoma erano costrette, in caso di recidiva, a rivolgersi all’estero, in particolare a Parigi e a Losanna, centri con cui il Bambino Gesù collabora da anni proprio al fine di portare in Italia questa metodica, superando così un gap terapeutico e di procedure.
L’iter per l’autorizzazione, la formazione di medici e paramedici, l’organizzazione dei locali e delle strumentazioni necessarie per il ricorso alla brachiterapia è durato circa 2 anni al termine dei quali è stato possibile eseguire il primo intervento sulla piccola, inviata al Bambino Gesù dall’ospedale Niguarda di Milano e precedentemente trattata presso il Centro Tumori di Parigi.
Per curare la recidiva di malattia nell’unico occhio rimastogli, in una prima fase la bambina è stata sottoposta a un trattamento laser per la riduzione della massa tumorale, successivamente, nel mese di novembre 2012, le è stata impiantata la prima placca di rutenio di circa 12 millimetri (grande quanto una moneta da 1 centesimo). La placca è stata a contatto con il tumore per circa 12 ore e già dopo 2 settimane si è registrata una riduzione della massa di circa il 70 per cento.
«Con questo primo trattamento – sottolinea Antonino Romanzo, oculista del Bambino Gesù, responsabile dell’ambulatorio di Oncologia Oculare – si aprono prospettive incoraggianti per proseguire nell’impegno di sottrarre i bambini colpiti da questa forma tumorale molto aggressiva alla cecità e salvare loro la vita con un intervento conservativo. Un risultato raggiungibile grazie all’organizzazione multispecialistica del Bambino Gesù, modello unico in Italia che coinvolge oculisti, fisici medici, oncologi, anestesisti e radiologi».