Nell’ambito della settimana mondiale delle vaccinazioni, la presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica,
Stefania Gori, spiega che si tratta di uno strumento prezioso anche per la prevenzione di alcuni tumori
Dal 24 al 30 aprile si celebra la settimana mondiale delle vaccinazioni (World Immunization Week) indetta
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Si stima che le vaccinazioni salvino ogni anno circa 2-3 milioni di vite
in tutto il pianeta, pari all’intera popolazione di una grande città. Troppe persone però non sono consapevoli del ruolo
fondamentale svolto da queste misure di prevenzione primaria contro gravi malattie. Proprio per migliorare il livello di
informazione dei cittadini, il tema della World Immunization Week quest’anno è “Protected Together, #VaccinesWork”, con
l’obiettivo di incoraggiare tutti i cittadini a impegnarsi di più per aumentare la copertura vaccinale. Le vaccinazioni
sono uno degli strumenti più importanti anche per prevenire alcuni tipi di tumore. Ne parliamo con Stefania Gori,
presidente AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica).
Presidente Gori, i virus possono causare i tumori?
Alcune neoplasie possono essere causate da infezioni virali. L’esempio più noto è il Papilloma virus umano (Human Papilloma
Virus, HPV), che può provocare il cancro della cervice uterina, di testa e collo, della vulva, della vagina, del pene e
dell’ano (quasi 4.400 casi di tumore ogni anno in Italia sono riconducibili all’HPV). Anche i virus dell’Epatite B e C sono
associati allo sviluppo di epatite cronica, cirrosi e tumore primitivo del fegato (epatocarcinoma). Nel mondo il ruolo
delle infezioni croniche è considerato responsabile del 16% di tutte le neoplasie. Per l’Europa questa stima è pari al 7%,
simile a quanto evidenziato per l’Italia (8,5%). Nel nostro Paese è stato calcolato che, tra i tumori dovuti a agenti
infettivi, l’Helicobacter pylori è causa del 42%, i virus dell’epatite B e C del 35%, l’HPV del 20%.
È possibile vaccinarsi contro alcuni di questi virus?
Esistono alcuni virus, contro cui è possibile vaccinarsi, in grado di manifestare gravi conseguenze dopo molti anni
dall’insorgenza dell’infezione. Tra questi, il virus HBV (Hepatitis B Virus) che è causa dell’epatite B, la più comune
infezione del fegato al mondo, e l’HPV. La vaccinazione contro l’epatite B riveste un ruolo importante nel prevenire
l’insorgenza del tumore del fegato, che ha fatto registrare nel nostro Paese 13.000 casi nel 2017. La vaccinazione è una
strategia efficace anche per prevenire i tumori causati dall’HPV. Si calcola che tre donne sessualmente attive su quattro
contraggano nel corso della vita questo virus, che peraltro è pericoloso e può provocare l’insorgenza di tumori anche negli
uomini.
In che modo la vaccinazione può cambiare l’evoluzione dei tumori causati dall’HPV nel prossimo futuro?
Negli ultimi anni stiamo assistendo a una crescente e ingiustificata ostilità verso le immunizzazioni che invece
costituiscono strumenti fondamentali di prevenzione primaria. L’Italia è stato il primo Paese in Europa a stabilire la
gratuità della vaccinazione anti-HPV e ad assicurarne, contestualmente, la commercializzazione e la rimborsabilità
nell’ambito di un programma nazionale. Nel nostro Paese la vaccinazione per l’HPV è offerta gratuitamente e attivamente
alle ragazze dodicenni in ogni Regione dal 2007-2008. Inoltre, tra le vaccinazioni previste nei nuovi Livelli Essenziali di
Assistenza e nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019, ora vi è anche quella contro l’HPV nei maschi nel
dodicesimo anno di età. In questo Piano, il Ministero della Salute ha stabilito che, per quanto riguarda la vaccinazione
anti-HPV, l’obiettivo è di arrivare entro il 2019 ad una copertura uguale o superiore al 95% sia nei maschi che nelle
femmine.
Un’efficace combinazione tra metodiche di diagnosi precoce (Pap-test e determinazione molecolare di HPV) e vaccinazione
anti-HPV da eseguire nelle adolescenti sarebbe in grado di eliminare completamente il tumore del collo dell’utero, ma nel
nostro Paese siamo ancora lontani dal raggiungere questi risultati. Da un lato, è ancora insufficiente l’adesione al Pap-
test: nel 2015 sono state invitate a eseguire l’esame poco più di 1 milione e 624mila italiane, ma ha aderito solo il
39,8%. Per la prima volta dal triennio 2008-2010 l’adesione è scesa, seppure di poco, sotto il 40%. Dall’altro lato, solo
il 56% delle giovani nate nel 2003, il 72% delle nate nel 2000 e il 70% delle nate nel 1997 hanno effettuato il ciclo
completo di vaccinazione. Stiamo dunque assistendo ad una preoccupante sottovalutazione di un’arma di prevenzione che
invece potrebbe risparmiare ogni anno la sofferenza legata alla diagnosi di migliaia di tumori e altre patologie.Qual è il
vantaggio dell’estensione della vaccinazione anti-HPV ad entrambi i sessi, prevista dal Piano Nazionale di Prevenzione
Vaccinale?
Esistono più di 120 tipi di HPV, che si differenziano a seconda del tessuto che colpiscono e per la gravità degli effetti.
La maggior parte delle infezioni da HPV è transitoria, perché il virus viene limitato dal sistema immunitario prima che
sviluppi un effetto patogeno. I virus HPV più importanti sono quattro, etichettati con numeri: 6, 11, 16 e 18. I primi due,
a basso rischio, causano il 90% dei condilomi: lesioni estremamente contagiose e molto dolorose, che interessano gli organi
genitali e altre mucose. Gli altri sono responsabili del 75% di tutti i tumori del collo dell’utero e di altre neoplasie
come quelle della vulva, della vagina, dell’ano, del pene e di alcune zone della testa e del collo (lingua, tonsille e
gola) che possono interessare anche gli uomini. L’estensione della vaccinazione anche agli uomini è quindi una decisione
molto importante perché un terzo del totale delle infezioni si registra proprio nei maschi che hanno una probabilità 5
volte superiore rispetto alla donna di infettarsi e, spesso, non sono consapevoli di essere portatori del virus. Come
stabilito nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 (approvato in Conferenza Stato-Regioni il 19 gennaio 2017 e
pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 febbraio 2017), “il dodicesimo anno di vita è l’età preferibile per l’offerta attiva
della vaccinazione anti-HPV a tutta la popolazione (femmine e maschi)”. È importante proteggersi al più presto, quindi
prima di entrare in contatto con il virus, la cui principale via di trasmissione è quella sessuale. L’efficacia
dell’immunizzazione è massima proprio nel periodo che precede l’inizio dei rapporti sessuali, perché l’organismo non è
ancora venuto a contatto con il virus.Cosa è possibile fare per migliorare il deficit di comunicazione nella popolazione e
sensibilizzare ulteriormente alla prevenzione?
Il vaccino anti HPV è stato sperimentato negli anni su più di 25.000 adolescenti e donne, dimostrando un’ottima
tollerabilità. E la sicurezza è stata valutata in numerosi studi dopo l’immissione in commercio, che hanno coinvolto oltre
200.000 persone. è necessario promuovere campagna nazionali di sensibilizzazione rivolte non solo ai cittadini ma anche ai
clinici per abbattere le barriere culturali ancora presenti. Il vaccino rappresenta un vero e proprio strumento di
prevenzione primaria contro i tumori. Per promuovere la cultura delle vaccinazioni, l’AIOM ha realizzato una campagna
educazionale con la campionessa di tennis Flavia Pennetta come testimonial. Abbiamo realizzato un video con Flavia Pennetta
diffuso in oltre 600 sale cinematografiche, in TV e sui canali social. La campagna dell’AIOM gode del sostegno della
Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), della Società Italiana Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SITI) e
della Fondazione AIOM.
repubblica.it 24.4.18